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Atena
Secondo la tradizione più diffusa, Atena è la figlia prediletta di Zeus, dea della sapienza, delle arti e della guerra, nata, già adulta e armata, direttamente dalla testa di Zeus. Ancora fanciulla uccide accidentalmente l’amica di gioco Pallade e in segno di lutto aggiunge al suo nome quello dell’amica. Veglia in armi su Atene ed a lei è dedicata l’Acropoli e tutta la città. Dea guerriera e vergine, rappresentata con il peplo e spesso armata dell’elmo, della lancia, dello scudo e dell’egida, è una delle divinità più rispettate dell’Olimpo. È lei che istruisce le donne, orienta i giudici, ispira gli artigiani, protegge i fanciulli, consiglia e difende gli eroi. Abile nell’arte strategica, non perde mai una guerra. A lei sono sacri la civetta, simbolo di saggezza e giudizio, l’albero dell’olivo, il gallo, la colomba e il serpente. Alla dea erano dedicate le Panatenee, le feste religiose più importanti della città, durante le quali si svolgevano agoni musicali, poetici e competizioni sportive. I vincitori delle gare ricevevano come premio un’anfora detta panatenaica, colma dell’olio proveniente dagli uliveti sacri di Atena e dipinta da un lato con le effigie della dea e dall’altro con l’attività della gara vinta. -
Pandora
Il mito narra che Zeus, furioso con Prometeo per il furto del fuoco, decise di vendicarsi degli uomini, ordinando a Efesto di fabbricare una donna di creta, a cui fu dato il nome di Pandora, poiché tutti gli dei dell’Olimpo le avrebbero dovuto offrire un dono divino (Πανδωρα, da πᾶς "tutto" e δῶρον "dono", cioè dono di tutti). Atena insegnò alla fanciulla l’arte della tessitura, ornandola di splendide vesti, di un velo e di una corona d’oro; Afrodite le regalò il fascino dell’amore e Ermes l’astuzia, l’inganno e la curiosità. Al messaggero degli dei, Ermes, spettò il compito di condurre la fanciulla da Epimeteo, fratello di Prometeo, affinché la sposasse.
Pandora recava con sé un vaso sigillato, che Zeus aveva raccomandato di non aprire. Ma la bella fanciulla, stupida, pigra e malvagia per volontà dello stesso Zeus, scoperchiò il vaso, da cui uscirono tutti i mali che da allora affliggono gli uomini: la Vecchiaia, la Malattia, la Fatica, la Pazzia, il Vizio e la Passione. Solo la Speranza non fece in tempo a uscire e rimase sul fondo del vaso, fino a quando esso non fu nuovamente aperto. -
Ermes
Ermes, figlio di Zeus e della ninfa Maya, secondo il mito nacque in Arcadia nella grotta del monte Cillene, dove la madre lo avvolse nelle fasce e lo depose in un canestro. Con sorprendente rapidità il neonato si trasformò subito in ragazzino, balzando dalla culla. Si narra infatti che, nato al mattino, già a mezzogiorno, avendo trovato un guscio di tartaruga, inventò la lira e nello stesso giorno, recatosi in Pieria, dove Apollo custodiva le mandrie sacre a Zeus, rubò cinquanta giovenche senza lasciare traccia. Conosciuto come messaggero degli dei, accompagnatore dei morti nell'Ade, protettore dei viaggiatori, dei mercanti, dei pastori e dei ladri, fu immaginato dai Greci come un giovinetto di bell’aspetto, astuto e mendace, rappresentato con il cappello e sandali alati e munito del caduceo, bastone alato su cui erano attorcigliati due serpenti, simbolo di sapienza, di equilibrio e di armonia. Confuso con il bastone di Asclepio, su cui era avvolto un solo serpente, oggi il caduceo è simbolo della professione medica. -
Zeus e Egina
Il mito narra che Zeus, figlio del Titano Crono e di Rea, fu nascosto dalla madre sul monte Ida per sottrarlo alla terribile sorte toccata ai suoi fratelli, divorati dal padre per evitare il compimento della profezia, secondo la quale Crono sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi discendenti. Raggiunta la maturità, attraverso uno stratagemma, Zeus si vendicò del padre riportando in vita i suoi fratelli, Ade e Poseidone, e le sue sorelle, Estia, Demetra e Era, diventando signore dell’Olimpo e padre di tutti gli uomini e di tutti gli dei.
Sposo di Era, Zeus è noto soprattutto per le sue avventure amorose extraconiugali con dee, ninfe e donne mortali conquistate con stratagemmi e inganni. Tra le tante sue amanti si annovera la ninfa Egina, figlia del dio fluviale Asopo, rapita da Zeus sotto le sembianze di un’aquila e trasportata sull’isola di Oenone, chiamata in seguito Egina. Hera, adirata per l’ennesimo tradimento di suo marito, si vendicò sterminando tutti gli abitanti dell’isola, che successivamente Zeus ripopolò, trasformando le formiche in uomini. Da allora gli abitanti dell’isola di Egina furono detti Mirmidoni, da μυρμηγκι “formica”. -
Eros
Eros è il dio dell’amore e della passione, considerato da alcuni il primo degli Dei, nato dall’uovo cosmico, per altri il figlio di Afrodite e Ares o Ermes o Zeus e anche di Poro e di Penia. Il dio rappresenta la personificazione della forza irresistibile che spinge gli esseri umani l’uno verso l'altro. Venerato anche come protettore delle amicizie fra gli uomini, è rappresentato armato di arco con il quale scaglia frecce infallibili, dalla cui ferita nasce il mal d’amore. Dotato di poteri illimitati è, tra gli dei, il più temibile, egoista e crudele, capace di indurre alla perdita della ragione uomini, animali e divinità. Il mito narra che, appena nato, a Zeus bastò guardarlo in viso per capire che sarebbe stato fonte di guai infiniti e per questo chiese a sua madre Afrodite di ucciderlo. Ma la dea, non avendone il coraggio, decise di nasconderlo e farlo crescere nel bosco, dove fu allevato da bestie feroci. Nell’immaginario greco il dio è raffigurato come un giovinetto nudo e alato, con lunghi capelli raccolti sul capo o che raggiungono le spalle, alcune volte appare svolazzante con vari attribuiti, come corone, armi, bende, strumenti musicali (lira o flauto) a seconda dell’azione a cui partecipa, accompagnandosi a fanciulle o ad atleti.
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Eos e Kephalos
Eos, “dalle rosee dita” come la definisce Omero, è la dea dell’Aurora che ogni mattina sale sul cocchio trainato dai cavalli Fetonte e Lampo e corre verso l’Olimpo per annunciare l’approssimarsi del Sole e del nuovo giorno.
Il mito narra che Afrodite, dopo aver scoperto il tradimento di Ares con Eos, condanna la dea ad ardere di desiderio e ad innamorarsi ogni giorno di un giovane diverso. Da quel momento Eos piange ogni mattina la sua sorte, facendo cadere piogge di rugiada sulla terra.
Tra i tanti amanti della divinità c’è il giovane cacciatore Kephalos, sposo fedele di Proci e figlio di Hermes e Erse.
Il giovane, che sfugge alle lusinghe di Eos, viene convinto dalla dea a mettere alla prova la fedeltà della moglie: quando, dietro l’offerta di un dono prezioso, la bella Proci accetta di tradire il marito, Kephalos, deluso, torna da Eos diventandone suo amante. -
Borea e Orizia
Il mito narra che Borea, dio del vento del Nord, innamoratosi della principessa Orizia, figlia di Eretteo re di Atene, dopo averla chiesta più volte in sposa, la rapì presso il fiume Ilisso, mentre la giovane danzava e giocava con le sue ancelle.
Avvolta in una nuvola, il Dio trasportò la principessa nella sua dimora in Tracia, rendendola sua sposa e trasformandola nella dea della brezza leggera, che segue il borioso vento del Nord e porta ristoro durante la calura estiva. -
Polinice e Erifile
Il mito narra che Erifile, figlia di Lisimaca e di Talao, re di Argo, fu data in moglie al principe argivo Anfiarao, suo cugino, per sancire la pace con il fratello Adrasto. Dall’unione nacquero l’indovino Anfiloco e Alcmeone. Anfiarao, nipote dell’indovino Melampo, da cui aveva ricevuto il dono della profezia, aveva partecipato alla caccia del cinghiale Calidonio, all’impresa degli Argonauti e alla spedizione dei Sette contro Tebe, voluta da Adrasto per aiutare Polinice a riconquistare la città. Il giovane principe, pur avendo previsto la sconfitta di Tebe e la sua morte, fu costretto a parteciparvi in seguito alla decisione della moglie Erifile, a cui era legato da un vincolo di obbedienza. Per vanità la donna appoggiò la decisione di Adrasto, ricevendo in cambio la collana dell’eterna bellezza, appartenuta alla tebana Armonia, moglie di Cadmo, mitico re tebano. Dieci anni più tardi, durante la guerra degli Epigoni, per ottenere il peplo di Armonia, promessogli da Tersandro, figlio di Polinice, Erifile, sacrificò i suoi stessi figli, Anfiloco e Alcmeone, così come aveva fatto con il marito, ma morirà, uccisa per mano di Alcmeone, tornato incolume dalla guerra. -
Zefiro e Giacinto
Il mito narra che Giacinto, principe di Sparta, giovinetto di eccezionale bellezza, amante di Apollo, era desiderato anche da Zefiro, dio del vento dell’Ovest.
Un giorno, durante l’allenamento di preparazione alle Olimpiadi, Zefiro, preso da gelosia, deviò la traiettoria del disco lanciato da Apollo e per errore ferì a morte Giacinto.
Apollo, disperato, non riuscendo a strappare il giovinetto al suo crudele destino, per poterlo ricordare in eterno lo trasformò in uno splendido fiore di colore rosso, come il sangue uscito dalla ferita mortale dell’amico, dando origine al giacinto. -
Laocoonte
Laocoonte, sacerdote troiano, per alcuni del dio Apollo e per altri di Poseidone, fu colui che, secondo la versione più nota del mito riportata nell'Eneide virgiliana, suggerì ai Troiani di diffidare dei doni dei Greci, sconsigliandoli di introdurre a Troia il famoso cavallo di legno che, colpito dalla lancia del sacerdote, risuonò delle armi dei Greci nascostici dentro.
La dea Atena, che parteggiava per i Greci, punì Laocoonte uccidendolo insieme ai suoi due figli. I due serpenti, che dopo aver sbranato i malcapitati si ritirarono presso la statua della dea sull’acropoli di Troia, spaventarono talmente tanto i Troiani, che gli stessi decisero di introdurre immediatamente il cavallo all’interno della città, segnandone così la fine.
Secondo la versione più antica del mito invece, raccontata nel poema dell’Iliupersis, i serpenti furono inviati da Apollo, adirato con il suo sacerdote per aver sposato Antiopa contro la volontà divina e con la quale si sarebbe unito davanti alla statua del dio, scatenandone la collera. -
Teseo e il Minotauro
Il mito narra che Teseo, eroe dell’Attica, figlio di Egeo re di Atene e di Etra, crebbe con la madre a Trezene. Diventato adulto, dopo aver recuperato la spada e i sandali, simboli della sua discendenza regale che il padre Egeo aveva nascosto sotto un pesante masso, partì alla volta di Atene per reclamare il diritto di nascita ed il trono. Lungo la strada Teseo fu costretto ad affrontare molte prove, uccidendo mostri ed esseri malvagi, tra cui il terribile Minotauro.
Ogni nove anni la città di Atene, sottomessa a Creta, era costretta a sacrificare 7 fanciulli e 7 fanciulle al mostro con corpo umano e testa di toro, nato dall'unione di Pasifae regina di Creta con un toro divino.
Per porre fine a questo terribile tributo, Teseo si offrì di far parte della spedizione dei 14 giovani. Giunto a Creta, il giovane uccise con la spada il Minotauro, imprigionato dal re Minosse in un enorme labirinto presso Cnosso. Teseo riuscì ad uscire dal labirinto seguendo il filo di lana rosso, con cui aveva segnato la strada percorsa, donatogli dalla principessa Arianna, figlia del re. -
Io
Il mito narra che la giovane Io, figlia della divinità fluviale Inaco, fu trasformata in una giovenca bianca da Hera la quale, gelosa delle attenzioni che il marito rivolgeva alla sua sacerdotessa, l’affidò ad Argo, il pastore dai cento occhi, affinché la sorvegliasse.
Hermes, abile ladro incaricato da Zeus, riuscì a liberare Io, uccidendo il pastore dopo aver addormentato tutti i suoi occhi al suono di un flauto.
La regina dell'Olimpo, ancora più adirata per la morte di Argo, dopo aver costellato con gli occhi del pastore la coda del pavone, punì Io, costringendola a una fuga senza sosta per sfuggire ai continui morsi di un tafano.
Solo dopo aver attraversato la Grecia del nord, l’Illiria e la Tracia fino al Bosforo, Io riacquisterà le sue fattezze umane in Egitto, dopo aver partorito Epafo, figlio di Zeus.